CORSO DI SCENEGGIATURA ON LINE

LA STRUTTURA PARTE VI

IL MIDPOINT O PUNTO CENTRALE

La parte centrale del film è spesso la più difficile da scrivere: abbiamo molto tempo a disposizione (dai 50 ai 60 minuti), dobbiamo organizzare gli eventi in modo logico, dobbiamo far iniziare la o le storie di supporto, e dobbiamo far sì che tutti questi eventi, storie di supporto, nuovi personaggi ecc… ci portino alla svolta della fine del secondo atto e ci permettano di entrare poi “alla grande” nel terzo atto.

Un buon metodo per scrivere un avvincente secondo atto è capire quale sarà il punto centrale della nostra storia: quello che gli sceneggiatori chiamano il MIDPOINT.

Il punto centrale della storia può essere un evento, oppure una scoperta, un’azione, ecc…  non deve necessariamente essere spettacolare, ma deve essere importante per il protagonista e la storia stessa, di vitale importanza direi.  

Se analizzate bene i film in circolazione vi renderete conto che un film tiene alta la tensione e l’attenzione dello spettatore perché qualcosa di importante succede a metà film.

Facciamo degli esempi:         

  • Fiori d’acciaio: a metà film Shelby dice a sua madre di essere incinta.

Qualcosa è cambiato: Carol dice a Melvin che non andrà mai a letto   con lui.

Il discorso del re: Il re Giorgio V muore.

Midnight in Paris: Gil dice a Dalì che si sta innamorando di una

donna di un’altra epoca. Dalì gli consiglia di  continuare la relazione.

Il punto centrale della storia a cosa serve?

Rifletteteci un attimo: perché le storie per il cinema hanno tutte bisogno di un punto centrale, o meglio di un evento centrale?

Che cosa succederebbe senza questo evento…  molto probabilmente ci annoieremmo, la storia ristagnerebbe.

Ma come fa l’evento centrale a rilanciare la storia? Deve sicuramente avere delle caratteristiche ben precise.

Se consultiamo i manuali di sceneggiatura, di autori conosciutissimi o anche meno conosciuti, possiamo trovare molte situazioni che coincidono con il punto centrale. Il punto centrale può rappresentare:

Una falsa vittoria

Una falsa sconfitta

Una rivelazione

Un coinvolgimento più personale del protagonista

Il momento in cui gli innamorati fanno l’amore quello che gli americani chiamano “sex at sixty” (sesso al sessantesimo minuto).

E’ tutto giustissimo. 

Nel punto centrale succederà qualcosa che farà aumentare la posta in gioco,

Oppure…

Succederà qualcosa che provocherà o aumenterà i conflitti del protagonista con l’opponente, col mondo che lo circonda o con se stesso.

Oppure… entrambe le cose.

Rianalizziamo i film prima citati:

Fiori d’acciao: Shelby è incinta (rivelazione)  non dovrebbe avere

                figli perché è gravemente malata, lo sappiamo sin dall’inizio del film, eppure ecco che lei ha preso una decisione e… ha aumentato la posta in gioco. Adesso i problemi possono solo aumentare.

Qualcosa è cambiato: Carol dice a Melvin che non ci sarà mai una qualche relazione amorosa tra loro (coinvolgimento maggiore), anche qui il conflitto tra i personaggi principlai aumenta. Come farà Melvin a conquistare definitivamente Carol? Come farà a tenere a bada il suo disturbo ossessivo compulsivo?

Will Hunting: Will viene messo di fronte alla sua realtà di ragazzo immaturo e impaurito. Dovrà lavorare sodo per migliorare (falsa sconfitta) . La posta in gioco aumenta.

Quale che sia l’evento del punto centrale, esso aumenta la tensione, e lo spettatore è più coinvolto nella storia.  

Il punto centrale può essere un punto “basso” o un punto “alto” (come illustra benissimo Blake Snyder nel suo “Save the Cat”).

Se il punto centrale è basso, fin dall’entrata nel secondo atto il personaggio avrà un problema dopo l’altro e non riuscirà a “tirarsi su” (In Will Hunting questo è palese, Will si ficca in molti guai, ha problemi con la giustizia ecc…). Se si tratta di un punto “basso”, una volta superato il punto centrale allora le cose dovrebbero andare meglio. In effetti in “Will Hunting” le cose vanno così, Will accetta la terapia, comincia a parlare ecc…

Se il punto centrale è alto, fin dall’entrata nel secondo atto gli eventi dovrebbero sempre essere più importanti, dovrebbero far aumentare la tensione. In “Midnight in Paris” Gil per tutta la prima parte del secondo atto conosce gli artisti del passato che più ammira, conosce addirittura l’editore di Hemingway, Picasso ecc… un sogno per lui! Infine  ammette di amare una donna di un’altra epoca. E l’ammissione aumenta di certo la posta in gioco. Come farà Gil a portare avanti questo amore impossibile? In effetti non può e allora cominciano i problemi…

Non a caso spesso, in un film dove c’è un intreccio amoroso, il punto centrale coincide con la coppia che fa l’amore (o… qualcosa di simile, questo si chiama sesso al sessantesimo minuto la metà del film). Certo il rapporto fisico cambia le cose e la posta in gioco aumenta. Ad esempio “Sotto il sole della Toscana”, a metà film, la protagonista incontra e bacia Raoul Bova e da lì comincia una storia nuova.

Ma il punto centrale non deve essere meramente funzionale, esso funziona bene solo e soltanto se ciò che avviene è carico di emozioni! L’emozione è il fulcro della tensione. Il protagonista deve essere coinvolto dall’evento centrale, per lui deve essere un evento che lo tocca in profondità. Di certo Melvin, dopo la dichiarazione di Carol, non è rimasto indifferente, la dichiarazione lo ha toccato, lo ha scosso. E Will, dopo la chiacchierata con il suo analista che gli dice che è solo un ragazzo immaturo e impaurito, anche se è un genio, è costretto a riflettere su se stesso. La dichiarazione lo scuote nel profondo, tanto nel profondo che in lui comincia il cambiamento.

Come coinvolgere le emozioni in questo evento importantissimo che spacca il film a metà?

Ci sono alcune “dritte” che ho letto nelle tante mie letture, alcune le trovo veramente di grande aiuto.

Eccole qui:

Il punto centrale rinforza l’antagonista, allora di certo il protagonista deve trovare il modo di “salvarsi”.

Ad esempio in “I predatori dell’arca perduta”, il punto centrale coincide con Belloq e i nazisti che prendono l’arca a Indiana, per poi richiuderlo nella piramide per morire. L’evento è una tragedia per Indy, che ancora una volta perde l’oggetto delle sue ricerche, e anche perché rischia di morire insieme alla sua donna. I nazisti adesso sono sicuramente più forti: hanno l’arca e hanno imprigionato Indy. Ma Indy, proprio perché rischia di morire, diventa più forte e riesce a scappare all’aperto.

Il punto centrale indebolisce il protagonista.

In “Fiori d’acciaio”  la gravidanza di Shelby di certo indebolisce Shelby, la rende molto più vulnerabile come anche sua madre.

Compito:

Analizzate il punto centrale delle sceneggiature sopra citate e descrivete l’emozione che evocano.

Ricordatevi sempre di sapere bene quale è il punto centrale della vostra storia, fissatelo sul vostro tabellone, oppure su di un postit di lato al vostro PC perché sia sempre ben visibile, in quanto vi indirizzerà a scrivere la sceneggiatura per arrivare a quel punto, e dopo che l’avrete superato saprete come arrivare alla fine… ma questo è l’argomento di un’altra lezione.

STRUTTURA PARTE V

IL SECONDO ATTO

Il secondo atto rappresenta la parte centrale del film, e dovrebbe durare più o meno 60 minuti, se il film dura due ore. Se il film è più corto, ad esempio 90 minuti, dovrebbe durare sui 45 minuti.  

60 minuti sono “tanti minuti” e per questo motivo il secondo atto, a mio avviso, è la parte più difficile da scrivere. Il rischio è quello di perdersi, di non focalizzare bene i punti chiave della storia e di annoiare lo spettatore.

Non bisogna essere fiscali e quando si dice che il secondo atto dovrebbe durare 60 minuti, non bisogna prendere alla lettera questa lunghezza. Però teniamo sempre in mente che il film, nelle sue parti essenziali (primo, secondo e terzo atto) deve essere bilanciato e armonico. Un secondo atto troppo corto rischia di non spiegare e giustificare in modo esaustivo la successione logica degli eventi, un secondo atto troppo lungo rischia di annoiare lo spettatore.

Ma che cosa rappresenta il secondo atto per il film?

Diciamo che la parte centrale della sceneggiatura e del film, sviluppa tutto ciò che si è “messo sul fuoco” nel primo atto. Il nostro personaggio principale è stato obbligato e interrompere la sua routine, c’è stato un evento catalizzatore che gli ha scombussolato la vita, lui ha riflettuto e ha preso una decisione per risolvere il suo problema, e molto probabilmente nella storia è entrato almeno un altro personaggio di supporto con una storia parallela.

Nel secondo atto il nostro eroe (o eroina) dovrà portare avanti la sua decisione con azioni che gli permetteranno di risolvere o di incamminarsi verso la soluzione del suo problema, anche con l’aiuto della storia B e di uno o più personaggi di supporto.  

Se analizziamo i trailer dei film, ci rendiamo conto che spesso le immagini sono prese dal secondo atto, e anche i poster che annunciano e pubblicizzano spesso si riferiscono a immagini del secondo atto.

Guardate il trailer di “Il lato positivo”: qualche secondo per il primo atto, e poi le immagini sono quasi tutte prese dal secondo atto senza alcun riferimento a come andrà a finire la storia.

E questo è il trailer di “Quando Harry incontra Sally”

e questo è il trailer di “Mamma ho perso l’aereo”

Rimane più facile scrivere il secondo atto se lo dividiamo in due parti: la prima parte e la seconda parte. Tra le due parti c’è un evento importante che divide il film in due e che indica il punto centrale della storia.

Se dividiamo il secondo atto in due la scrittura diventa più facile, perché dobbiamo allora lavorare con un numero di minuti minore (25/30 minuti) e abbiamo lo scopo di far evolvere la storia verso il punto centrale.  

Parlerò del punto centrale della storia più avanti, in questa piccola lezione voglio parlare solo della prima parte del secondo atto.

L’importante è non annoiare mai lo spettatore, e per questo motivo la sua attenzione deve sempre essere tenuta sotto controllo. Come fare?

Beh il nostro personaggio a preso una decisione, ma non gli sarà facile arrivare al “traguardo”, incontrerà degli ostacoli, avrà dei problemi.

A seconda che si tratti di un dramma, di una commedia, di un thriller o anche di un horror, lo spettatore deve rimanere attaccato allo schermo, deve essere… preso dalla storia.

Se state scrivendo una commedia, lo spettatore dovrà divertirsi, e ridere. Se si tratta di un dramma beh lo spettatore dovrà sentirsi ancora più coinvolto nel problema del protagonista. Se si tratta di un thriller si dovranno inserire altri elementi di “suspense” e se si tratta di un horror, ancora altri elementi che permettano di intrigarci.

Alcuni insegnanti consigliano di pensare alla prima parte del secondo atto come un “incubo”. Ma l’immagine è figurata. Prendiamo ad esempio alcuni film comici come “Qualcosa è cambiato”, a Melvin succede di tutto dopo aver accettato suo malgrado di accudire il cane di Simon. E anche nel divertentissimo film “Parto con il folle” il protagonista si ritrova a vivere un vero e proprio incubo viaggiando accanto a Ethan, fino a quando i due avranno un incidente sull’autostrada (il punto centrale).

Mettiamoci dalla parte di chi legge e cioè il potenziale lettore della nostra storia: che cosa dobbiamo sempre tener presente?

Se le prime pagine della sceneggiatura sono essenziali perché un potenziale lettore/produttore continui a leggere, la prima parte del secondo atto deve portare avanti ciò che lo scrittore ha annunciato nel primo atto.

Spesso è proprio in questa parte della sceneggiatura che viene fuori l’idea centrale del film, e perché lo scriviamo. Per capire bene cosa sto affermando andiamo ad analizzare la prima parte del secondo atto di film di successo.

“Quando Harry incontra Sally”  tutta la prima parte del secondo atto sviluppa il rapporto tra Harry e Sally, che si sono incontrati di nuovo dopo una pausa di 10 anni. Entrambi vogliono mantenere la relazione a livello di amicizia. Sia Harry che Sally parlano con i rispettivi amici delle loro rispettive esperienze con il vecchio partner, e i due si frequentano e fanno cose insieme, si chiamano per darsi la buona notte, vedono gli stessi film ecc… Non ci sono grandi “avvenimenti” in questa parte del film, ma il tema: “non esiste l’amicizia tra uomo e donna” è di certo ben illustrato perché questi personaggi, anche se non se ne rendono conto, stanno costruendo le basi per un solido rapporto di coppia.

“Il lato positivo”: in tutta la prima parte del secondo atto vediamo Pat cercare di gestire il suo disturbo bipolare, incontra Tiffany e suo malgrado corre con lei, infine la invita a prendere qualcosa in un piccolo bar, e il suo rapporto con i suoi genitori e con il terapista evolvono. Nessuna grande decisione è stata presa in questa parte del film, ma tutta la concatenazione degli eventi porterà Pat ad accettare di prendere le medicine, e di ballare con Tiffany.

In “Mamma ho perso l’aereo” la prima parte del secondo atto ci mostra come Kevin sta vivendo l’essere rimasto solo a casa, ci mostra cosa fanno i ladri in altre case del vicinato di Kevin, e di come programmano il furto a casa di Kevin. Seguiamo anche i genitori di Kevin che cercano di raggiungere il figlio e di avvertire la polizia. Ridiamo di cuore quando Kevin salta felice sul letto dei genitori, pensando che ha fatto sparire la sua famiglia, quando la polizia non capisce le richieste dei genitori di Kevin che chiamano da Parigi (ricordiamoci che nel 1990 i cellulari erano qualcosa di raro). 

Insomma nella prima parte del vostro secondo atto porterete avanti tutte le “premesse” (e ho preso il termine da Blake Snyder) che avete annunciato nel primo atto, per poi arrivare al punto centrale della storia e del film di cui parlerò nella prossima lezione.

Buon lavoro!

STRUTTURA PARTE IV

LA STORIA B

Esistono delle storie secondarie nei film?

Certo!

Ebbene come nei romanzi, dove la storia principale spesso è affiancata da storie secondarie e personaggi secondari, i film hanno le loro storie “B”, “C” ecc…   Ma la loro funzione è diversa nei romanzi.

Nei romanzi le storie secondarie possono essere anche storie a se stanti, esempio lampante è la storia di Gavroche in “I miserabili” che diciamo si “regge in piedi anche da sola”.

Nei film,  che hanno una durata limitata, le storie secondarie non possono e non devono deviare l’attenzione dello spettatore, altrimenti il film stesso e la storia che racconta perderebbero di efficacia.

Osservate bene i film che avete visto e che avete amato (ma anche quelli che non vi sono piaciuti) e vi renderete conto che la storia principale, che chiamiamo storia “A” è sempre affiancata da una o più storie secondarie.

Ecco a voi degli esempi:

“Quando Harry incontra Sally” : la storia “A”, lo sviluppo dell’amicizia che sfocia poi in amore tra Harry e Sally, è affiancata dalla storia “B” l’innamoramento e il

matrimonio dei rispettivi amici dei protagonisti Marie e Jess.

“Her” la storia “A” che racconta la relazione tra Teodoro e Samantha è affiancata dalla storia

dell’amicizia di Teodoro con Amy, una donna che vive nel suo stesso palazzo.

“Il lato positivo” la storia “A” porta avanti il cambiamento e il miglioramento e

l’eventuale guarigione di Pat, il protagonista, e la storia “B” racconta l’incontro e la relazione tra Pat e Tiffany.

Ma quale è la funzione della o delle storie secondarie? Perché i film hanno tutti una storia secondaria che affianca la storia principale?

Principalmente per due regioni:

  • Per rilanciare la storia “A” che altrimenti potrebbe diventare noiosa.
  • Per aiutare la soluzione della storia “A”.

Per esempio nel film “Quando Harry incontra Sally” dopo dieci anni, un divorzio per lui e la fine di una relazione per lei, e trenta minuti di film, i due personaggi principali decidono di diventare amici. Ora seguendo solo i personaggi principali alla fine forse ci saremmo un  po’ annoiati, ed ecco che Nora Ephron usa due diversi personaggi per rilanciare la storia principale. Harry e Sally decidono di presentare l’uno all’altra i loro rispettivi amici, Jess e Marie, con l’idea che forse essi

potrebbero diventare dei buoni partner per l’uno e l’altra. Ma… Colpo di scena: Jeff e Marie non sono affatto interessati né a Sally, né a Harry, ma si piacciono reciprocamente!

Ora abbiamo voglia di sapere anche come andrà a finire la storia tra Jeff e Marie, ed ecco che la storia “A” è fiancheggiata da una storia d’amore parallela e diventa subito più interessante. Alla fine poi saranno proprio Jeff e Marie ad incoraggiare e rassicurare gli amici su ciò che provano l’uno per l’altra e ad aiutarli a far chiarezza sui loro sentimenti ed infine a dichiararsi. Ecco che la storia “B” ha aiutato la soluzione della storia “A”.

Ne “Il lato positivo” Pat incontra Tiffany a casa della sorella di quest’ultima e

capiamo subito che Patrick è attratto da Tiffany. Ecco che la storia “A”, la guarigione di Patrick, è affiancata da questa nuova storia e e l’interesse di Pat per Tiffany. Anche il nostro interesse è stimolato, vogliamo sapere come andrà a finire, come riuscirà Patrick a guarire dal suo disturbo e ad innamorarsi di Tiffany.

COMPITO

Scegliete tre film che vi sono piaciuti, rivedeteli con calma e individuate la storia “B” per ognuno di loro.

Secondo Blake Snyder la storia “B” dovrebbe cominciare appena inizia il secondo atto, più o meno al minuto 30 del film. Senza essere fiscali al massimo, posso comunque affermare che la storia “B” dovrebbe cominciare nei primi 30 minuti di film ed è un bene che cominci entro l’inizio del secondo atto o appena iniziato il secondo atto. In “Il lato positivo” Patrick a Tiffany si incontrano al minuto 24 del film, prima dell’entrata nel secondo atto che arriva al minuto 36.

I personaggi della storia “B” sono spesso del tutto nuovi, spesso li incontriamo per la prima volta insieme al personaggio principale. Questo è vero per Pat e Tiffany ad esempio, ma non lo è per Teodoro, né per Harry e Sally.

In effetti Amy nel film “Her” la conosciamo nei primi minuti del film insieme al

marito, mentre Marie e Jeff sono amici di lunga data, sono i confidenti di Sally e Harry e li vediamo discutere con i protagonisti ben prima

dell’inizio del secondo atto, anche se poi la loro storia inizia veramente a secondo atto inoltrato (ma Nora Ephron era una sceneggiatrice eccellente e si poteva permettere di non seguire le regole alla lettera).  

Ma cosa hanno in comune tutti questi personaggi che danno vita alla storia B?

  • Sono diversi dai protagonisti, sono alle volte proprio all’opposto dei protagonisti.
  • Agiscono in modo diverso dai protagonisti, alle volte entrano in conflitto con loro.

Marie non è forse diversissima da Sally? Ha una relazione da anni con un uomo sposato, non riesce a mollarlo e si butta nella relazione con Jeff perché cerca in fondo disperatamente marito. Tutti comportamenti estranei a Sally. E Jeff? Beh anche lui è molto diverso da Harry.  

E Amy? Lei è reale, non è una voce generata da un software, ha problemi reali, è dolce come donna ed è un’artista. Tutte qualità estranee a Samantha.

La Storia “B” deve sempre essere un supporto per la storia “A”, deve aiutare la soluzione della storia “A”, al momento della crisi è la storia “B” che  fa uscire il o la protagonista dall’impasse dove era piombata. Harry e Sally non si parlano più, Sally ha messo una pietra sopra al rapporto con Harry, ma sono Jeff e Marie che continuano ad incoraggiare Harry a scoprire i suoi sentimenti e dichiararsi a Sally.

E’ la relazione con Tiffany e il desiderio di partecipare alla gara di ballo che fa capire a Pat che ama Tiffany e che alla fine lo porta a dichiararsi.

Insomma la storia “B” è una parte importantissima della sceneggiatura, non dimenticatela mai, vi aiuterà a risolvere gli eventuali problemi che troverete scrivendo, aiutando i vostri protagonisti a risolvere i loro problemi.

E per finire un accenno alla varie storie secondarie nel film “Stregati dalla luna”, questo gioiellino di sceneggiatura ne ha… tante!

La storia “A” parla di Loretta che si innamora suo malgrado di Ronnie, il futuro cognato, l’uomo del quel non doveva innamorarsi.  Ebbene guardate da quante storie questa storia “A” è affiancata:

Storia B: il padre di Loretta ha una relazione con un’altra donna e la madre lo sospetta.

Storia C: Il professore universitario, cliente abituale del ristorante della famiglia di Loretta, si fa lasciare a malo modo da donne troppo giovani per lui e fa amicizia con la madre di Loretta.

Storia D: gli zii di Loretta a causa della luna piena, anche se abbastanza anziani, fanno l’amore.

Storia E: Loretta, che aiuta gli zii a gestire i loro soldi, si dimentica di versarli in banca, e gli zii sono preoccupati.

Storia F: Johnny va in Sicilia ma non riesce a dire alla madre che sta per sposarsi e torna a NY

Storia G: il nonno di Loretta ha un amore spassionato per i suoi cani, becca la madre di loretta a passeggio con il professore universitario e s’immagina una relazione, ma è anche preoccupato per il figlio che non vuole pagare il matrimonio di Loretta.

E alla fine tutte queste storie concorrono a risolvere la storia principale: Loretta e Ronnie si sposeranno, in quanto tutti questi personaggi e le loro storie secondarie s’incontreranno a casa di Loretta e concorreranno a risolvere il problema dell’innamoramento di Loretta con l’uomo “sbagliato”. Non è l’uomo sbagliato, tutti l’accettano nella famiglia!

La mamma di Loretta accetta Ronnie a tavola e dice al marito che ha scoperto la sua infedeltà e gli ordina di lasciare l’amante.

Il padre di Loretta accetta e rinnova il suo amore per la moglie.

Gli zii arrivano a casa di Loretta e chiedono spiegazioni per i soldi, Loretta aveva solo dimenticato salutano Ronnie.

Il nonno parla al figlio e gli dice che deve pagare il matrimonio. Il padre di Loretta accetta.

E Johnny torna dalla Sicilia per trovare suo fratello fidanzato con quella che doveva essere sua moglie.

Io trovo questa sceneggiatura geniale… come è geniale John Shanley che per questa sceneggiatura ha vinto l’oscar!

LA STRUTTURA PARTE III

L’ENTRATA NEL SECONDO ATTO

Oggi parliamo dell’entrata  nel secondo atto.

Un po’ di ripasso: la struttura in tre atti è di fatto la struttura più usata in sceneggiatura. Questo di certo non significa che non si possano scrivere sceneggiatura ben fatte in un numero di atti maggiore, e alcuni lo hanno fatto…

Ma per chi comincia a scrivere la struttura in tre atti è più semplice da seguire e, per questo motivo, la uso in questo piccolo corso on line.

Nel Primo Atto conosciamo il nostro personaggio, le sue abitudini, cosa fa, cosa non fa, e capiamo il suo difetto principale. Sempre nel primo atto arriva l’ ”evento catalizzatore” che in qualche modo mette in discussione la vita del personaggio. Il personaggio, di fronte a questo evento che gli ha scombussolato al vita, pensa  a cosa deve fare, ci riflette. Alle volte la riflessione può essere cortissima, alle volte dura (in termini di minuti sul grande schermo) di più ma, alla fine, il personaggio una decisione la deve prendere… se no … non c’è storia!

Ad esempio nella brillante commedia di Nancy Mayers “Tutto può succedere” l’evento catalizzatore è l’infarto di Harry (Jack Nicholson) che obbliga Erika a fargli un massaggio cardiaco. Ora Harry non può tornare a casa sua dall’ospedale e Erika, un po’ se non molto suo malgrado, decide di ospitarlo per qualche giorno a casa sua.

La decisione di Erika di ospitare Jack, e dei tre “falliti” Diego Fausto e Claudio di comprare la casa in campagna, sono buoni esempi di come, con la decisione dei personaggi, si possa passare al secondo atto.

Questa passaggio Blake Snyder lo chiama “Break into Two” che potremmo tradurre con “Irrompere nel secondo atto”.

A seconda della lunghezza del vostro film l’entrata nel secondo atto non deve tardare troppo, il personaggio può riflettere per un po’ sul da farsi dopo l’arrivo dell’evento catalizzatore, ma non troppo, se no il pubblico si annoia.

Se la vostra sceneggiatura è lunga dalle 100 alle 110 pagine, è auspicabile che il personaggio decida cosa fare dalla pagina 20 o 21 alla pagine 25 o 26. Se decide a pagina 23 o 24 va bene. Certo non siate fiscalissimi, se non riuscite ad accorciare i tempi della decisione e questa “arriva a p. 27, non fatene un problema enorme, però non “sforate” più di tanto. E se dopo l’evento catalizzatore la decisione del personaggio arriva a p. 15 o a p. 18 non ve ne preoccupate più di tanto.

Ad esempio nel film “Cellular” l’evento catalizzatore arriva prestissimo e la decisione di Ryan (Chris Evans) di dar retta a Jessica (Kim Basinger) arriva a pagina 19. La sceneggiatura è lunga 111 pagine.

La decisione del personaggio gli fa “cambiare vita”, nel senso che lui deve lasciare ciò che stava facendo, la sua routine, per una nuova “vita”, un nuovo corso degli eventi.

Se l’evento catalizzatore “arriva” nella vita del personaggio dall’esterno, e da lui in genere non è mai voluto, la decisione di “cambiare rotta” deve appartenere al personaggio stesso. State molto attenti a non portare il personaggio serenamente e “gentilmente” a cambiare vita. Lui deve prendere la decisione, perché il fatto che prenda una decisione lo fa diventare “importante” ai nostri occhi di spettatori, meritevole della nostra attenzione e del nostro supporto.

Ed ecco i vostri compiti… beh io sono un’insegnante e per esperienza so che una lezione si impara bene quando si fanno molti esercizi. Eccoli qui!

Guardate dei film che vi sono piaciuti, oppure leggetene le sceneggiature e poi annotatevi quali sono in ognuno di essi gli eventi catalizzatori e le decisioni dei personaggi e a che pagina/minuto del film o sceneggiatura arrivano.

Vi consiglio questi film:

Quando Harry incontra Sally

Il discorso del re

Qualcosa è cambiato

The green book

Django unchained

Elisabethtown

Buon lavoro!

PREPARAZIONE ALLA LEZIONE 4 – LA STRUTTURA PARTE II

L’EVENTO CATALIZZATORE

Sento il bisogno di approfondire degli elementi importanti della struttura prima di passare alla lezione numero 5, dove questi elementi saranno piazzati sul tabellone al loro posto.

Che cosa è L’EVENTO CATALIZZATORE? Quando si presenta?

Se interpelliamo il dizionario “Treccani” inserendo la parola “catalizzatore” troviamo due significati.

Se interpelliamo il dizionario “Treccani” inserendo la parola “catalizzatore” troviamo due significati.

Il primo significato fa riferimento alla Chimica e, visto che ho lasciato la materia ai tempi del liceo, lascio a chi è più erudito di me la spiegazione scientifica di cosa sia un catalizzatore in Chimica, per paura di usare terminologie inesatte.

Il secondo significato ha un senso figurato e vuole indicare un elemento, un avvenimento o un semplice fatto che favorisce o accelera il formarsi o lo svilupparsi di tendenze e processi.

Bene, come usiamo questa seconda definizione per costruire la struttura della nostra storia?

L’evento catalizzatore è un evento che “arriva”  quasi sempre al protagonista dall’esterno. Al protagonista succede qualcosa che lo obbliga a entrare in conflitto, con se stesso o col mondo che lo circonda, con chi gli sta accanto ecc…, e lo obbliga a prendere una decisione.

Se ci pensiamo bene gli eventi catalizzatori “arrivano” nella vita di tutti noi: le morti, le nascite, il trovare lavoro, il perdere il lavoro, un incidente, l’incontro con la donna o l’uomo della propria vita ecc… sono tutti eventi catalizzatori che provocano un cambiamento nelle nostre vite, e che ci obbligano, volenti o nolenti, a prendere delle decisioni per il futuro.

Tutti i film che si rispettano devono avere un evento catalizzatore: senza un problema da risolvere la storia non c’è. A nessuno interessa andare al cinema a vedere un film dove il personaggio principale e i personaggi secondari sono tutti felici e contenti, non hanno problemi e vivono una vita da sogno. Ci annoieremmo tantissimo! Come ci annoieremmo se dovessimo guardare un film dove il personaggio principale e altri personaggi sono infelici, tristi e dove non c’è  niente di nuovo o di interessante che possa provocare un cambiamento.

L’evento catalizzatore quasi sempre è un avvenimento esterno, il personaggio lo può aver desiderato, può aver lottato per farlo succedere (ad esempio ha fatto tantissime domande di lavoro ed infine ha trovato lavoro, ma la lettera di assunzione non se l’è scritta da solo), oppure può arrivare all’improvviso e inaspettatamente, come ad esempio un incidente, o la morte di un genitore ecc…

Andiamo ad analizzare alcune trame di film che conosciamo e individuiamo gli eventi catalizzatori:

“Gravity” l’evento catalizzatore è rappresentato dall’incidente dovuto all’impatto di detriti sulla navetta spaziale  che distrugge la navetta stessa e ammazza quasi tutto l’equipaggio.

“Limitless”  lo scrittore in crisi Eddie incontra l’ex cognato che gli dà una pillola miracolosa.

“Green Book”: l’evento catalizzatore è rappresentato dall’offerta di lavoro fatta a Tony Lip da parte di Don Shirley.

“E’ complicato” l’evento catalizzatore arriva quando Jane e Jack, dopo dieci anni di divorzio, rivanno a letto insieme.

L’evento catalizzatore è proprio il primo momento del film in cui succede qualcosa di veramente importante che cambierà il corso degli eventi e porterà un conflitto: il personaggio principale dovrà mettersi in discussione e prendere una decisione (ma vedremo queste due conseguenze in dettaglio nelle prossime lezioni).

E’ molto importante capire che funzione ha il nostro evento catalizzatore ed è anche importante non focalizzarsi molto su quando deve accadere, l’importante è che accada nel primo atto, se no lo spettatore si domanda: allora qual è il problema di questa storia?

Nella lezione 4 vedremo dove piazzare sul tabellone i punti principali della struttura, di cui l’evento catalizzatore ne è uno.

In alcuni film l’evento catalizzatore succede a pochissimi minuti dall’inizio del film: un ottimo esempio di questo tipo è dato dal film “Cellular” dove l’evento scatenante arriva al minuto 3 o inizio del minuto 4.

In “Qualcosa è cambiato” l’evento scatenante arriva al minuto 16, ma non ci annoiamo affatto ed è interessante capire il perché: Nancy Mayers passa tutto la parte del primo atto a illustrare il punto di partenza della protagonista, ma anche a far iniziare tutte le storie parallele a quella principale.  

Alcuni film cominciano con l’evento catalizzatore come ad esempio il film “Begin Again”  in italiano “Tutto può cambiare”,  sceneggiatura e regia di John Carney.

Alcuni film hanno due eventi catalizzatori, il secondo ingrandisce il primo come ad esempio in “Qualcosa è cambiato”: Melvin si deve prendere cura di Verdel, il cane del vicino, e Carol si assenta dal lavoro.  Ma se decidiamo di avere due eventi catalizzatori stiamo attentissimi che abbiano conseguenze analoghe sul protagonista, se no rischiamo di raccontare due storie parallele e abbassiamo il livello di attenzione dello spettatore.

Se ben architettato, l’evento catalizzatore può arrivare in qualsiasi momento del primo atto, ma deve arrivare nel primo atto.

Bene ora che avete letto questi appunti vi do un po’ di compiti:

Trovate gli eventi catalizzatori dei seguenti film:

“Will Hunting”

“Non sposate le mie figlie”

“Noi e la Giulia”

“Scialla”

“Rain Man”

“La rivincita delle bionde”

“Pleasantville”

“Gattaca”

“Quasi amici”

E poi analizzate a che minuto del film si presentano e cercate di capirne il perché.

Buon Lavoro!

LEZIONE 3 – LA STRUTTURA

PARTE 1

Piccola premessa

Per scrivere una storia  si può cominciare partendo dai personaggi (lezione 2) oppure lavorando sulla struttura. Entrambe gli approcci vanno bene, io stessa non ne preferisco uno in particolare.

Alle volte le mie storie scaturiscono dall’osservazione di una persona reale che mi colpisce, così comincio ad “investigarla”, comincio a capire in profondità il suo carattere e poi… la storia il personaggio quasi se la scrive da solo.

Altre volte invece è un problema particolare che mi interessa, o un avvenimento, e allora comincio a pensare come può essere accaduto quel particolare evento, e scrivo i miei appunti su ciò che è successo prima dell’avvenimento e dopo l’avvenimento, Mi preoccupo dunque prima della struttura della mia storia.

Ho deciso di parlare prima dei personaggi e poi della struttura per mia scelta personale. Entrambe le tappe sono obbligate. Una storia deve avere una solida struttura e dei personaggi approfonditi, realistici e coerenti per poter far breccia nella mente e nel cuore del potenziale produttore. E parlo di “cuore” perché scrivere una storia non è solo impiantare una solida struttura che possa essere credibile e inattaccabile da tutti i punti di vista,  ma toccare la corda delle emozioni di colui che ci legge, e le emozioni sono appannaggio delle persone… dei nostri personaggi.  

Introduzione sulla struttura

Qualsiasi storia ha bisogno di una solida struttura, che sia scritta per riempire le pagine di un libro, o per il palco di un teatro o ancora per lo schermo essa deve “divertire” il lettore o lo spettatore. E il “divertire” qui va inteso nel suo senso etimologico e cioè “volgere altrove” e “deviare”. L’attenzione del lettore o spettatore deve essere deviata dal suo quotidiano, dal suo mondo reale verso il mondo parallelo e inventato della storia stessa.

Come?

Beh si tratta di un processo affascinante e “magico”, un qualcosa che somiglia alla “telepatia”, come dice Steven King nel suo saggio “On Writing”, tra il pensiero dell’autore e quello del lettore/spettatore.

Le grandi storie, ad analizzarle bene, dalle più antiche che troviamo nella Bibbia, ad esempio,  passando per quelle raccontate nelle  tragedie greche, nelle opere teatrali dagli antichi romani  fino ai giorni nostri, sono grandi perché tengono “sveglia” l’attenzione. Se leggiamo la storia di  Elisabetta da Messina, Jean Valjean, Jack Torrence, o  di Jane Eyre siamo curiosi di sapere… come va a finire. E se analizziamo queste storie troveremo che hanno tutte una solida struttura, e naturalmente anche dei personaggi memorabili.

In narrativa l’autore può “prendere vie secondarie” più facilmente. Il lettore è disposto a seguirlo se le strade secondarie sono altrettanto allettanti della storia principale. La storia di Gavroche è in fondo una storia nella storia. Il narratore in questo senso è più “libero dello sceneggiatore”.

Lo sceneggiatore ha al massino 120 minuti per raccontare la sua storia. Certo esistono film di quattro ore che mantengono alta la tensione, “Via col Vento” e “Ben Hur” ne sono esempi lampanti, ogni tanto li rivedo con piacere e ancora mi stupisco, quando il film finisce, di come “il tempo sia volato”. Ma questi film sono le eccezioni che confermano la regola. I film più lunghi di due ore hanno più facilità di annoiare gli spettatori, sono difficili da gestire, da vendere e da produrre.

Con due ore a disposizione non si possono raccontare storie parallele, a meno che queste storie parallele non servano a risolvere la storia principale, esse devono essere di supporto per il buon esito della storia principale.

In questi miei appunti vi illustrerò come lavoro alla struttura dei miei film. La struttura della storia  è lo scheletro del film, lo scheletro regge tutto il corpo di un uomo, senza una solido scheletro noi umani “stiamo male”. Beh, anche i film senza un solido scheletro… “stanno male”, e questo significa che non ottengono il successo desiderato.

Questo mio metodo è una sintesi  dei miei studi sulla sceneggiatura (i corsi che ho fatto), delle mie numerose letture e dei miei “ripensamenti” personali. Non è infallibile, e non è detto che vada bene per tutti, però vi può aiutare praticamente a scrivere una sceneggiatura di successo.  

Ora avete il logline e la sinossi di una pagina (vedi lezione 1): con il logline avete focalizzato l’attenzione sulla storia principale (o il personaggio principale, o… entrambi)  con il soggetto avete una sintesi della vostra storia.

Avete anche le schede dei personaggi approfondite, sapete tutto sui vostri personaggi.

La storia comporta sempre un cambiamento del personaggio che parte da una situazione iniziale e, attraverso le vicissitudini e gli ostacoli incontrati nel percorso,  si risolve in qualche maniera. E il verbo “risolvere” non significa necessariamente che la storia debba finire bene.  Però ci deve essere una differenza tra l’inizio e la fine,  se no  la storia non si muove e allora perché si dovrebbe produrre il film?

Consigli molto molto pratici, manuali!

Comprate in cartoleria un tabellone, sì proprio così, uno di quei tabelloni di cartoncino. Il colore lo sceglierete a seconda dei vostri gusti. A me piacciono i colori, uno dei miei preferiti è il viola, in questa foto c’è l’ultimo tabellone che ho usato, di colore viola ( o forse vinaccio?). Beh mi piaceva e l’ho comprato. Le dimensioni sono cm 70×100. Eccolo qui:

Ora prendete un righello e una matita e dividetelo in quattro sezioni tutte della stessa dimensione. Dovrete tracciare 3 righe con la matita distanti l’una dall’altra di 17,5 cm.

Attaccate il tabellone al muro vicino a dove lavorate, o in qualsiasi posto della vostra casa dove vi piaccia vederlo e vi sia utile per poterlo consultare sempre alla bisogna.

Comprate tre tipi di postit:  un primo tipo possibilmente  quadrato e grandino, un secondo tipo di colore diverso e possibilmente sfizioso (io ho scelto la forma a nuvoletta e di colore bianco) e un terzo tipo a striscioline colorate.                  

Comprate delle puntine e attaccate il vostro tabellone.

Spiegazione degli acquisti: i postit grandi servono a scrivere in sequenza le tappe della vostra struttura, quello sfizioso serve per il titolo, gli altri piccoli colorati servono per indicare le storie secondarie. Ma ritorneremo sull’argomento in dettaglio più avanti.

LA STRUTTURA IN 3 ATTI

Quasi tutti i film hanno una struttura chiamata in tre atti.

Cosa potrei scrivere di nuovo sulla struttura in tre atti?

Sono stati scritti tantissimi saggi e sono stati fatti innumerevoli corsi di sceneggiatura dove si parla della struttura in 3 atti, per cui leggete ciò che scrivo qui di seguito, ma vi consiglio vivamente di approfondire l’argomento leggendo Syd Field, Voegler, Robert McKee, Blake Snyder (che tutto fa fuorché demolire una tale struttura, leggetelo bene) e altri di vostra fiducia. In internet troverete numerosi articoli che vi illustreranno la struttura in 3 atti.

Generalmente la struttura in 3 atti è la struttura che viene più usata quando si scrive un film. Qui un breve sunto sulla struttura in tre atti, frutto dei miei corsi e delle mie letture.

I tre atti hanno una lunghezza diversa, ma in genere si tende a far sì che il primo e il terzo atto siano più o meno delle stessa lunghezza.

Per un film di 120 minuti, il primo e il terzo atto dovrebbero durare 30 minuti, il secondo atto, la parte centrale del film, 60 minuti.

Se la vostra sceneggiatura è più corta di 120 pagine, allora dovrete accorciare di conseguenza la lunghezza degli atti.

  1. Nel primo atto si conosce il personaggio, le sue dinamiche, e si illustra la situazione di partenza. In questo atto deve succedere qualcosa che metta in discussione il personaggio, che gli scombussoli la sua routine, che lo obblighi a fare qualcosa di diverso dal solito, così il personaggio deve decidere cosa fare perché il suo problema iniziale si risolva. Il momento in cui il personaggio prende la decisione importante segna la fine del primo atto.

Ad esempio in “Il discorso del re” il primo atto finisce quando il futuro Re Giorgio ascolta una sua registrazione dove non era balbuziente e decide di seguire il metodo del terapista “non tradizionale”. In “The Green Book” il primo atto finisce quando Tony Lip decide di accettare l’offerta di lavoro di Don Shirley.

Compito 1: riguardate i film che vi sono piaciuti e individuate la fine del loro primo atto: individuate la decisione importante del personaggio che permette al film di continuare con successo.

  • Nel secondo atto  si sviluppa meglio la trama e il tema del film, la storia  principale che chiamiamo la storia “A”, ma iniziano anche la o le storie di supporto  che si possono chiamare “B”, “C” ecc… In questo atto il protagonista deve superare gli ostacoli che man mano si presentano, e questi ostacoli devono essere sempre più impegnativi. Ci deve essere un crescendo che fa sì che l’attenzione dello spettatore sia sempre impegnata. Le storie di supporto si sviluppano anche esse, ma sempre in relazione stretta con la storia principale. Ad esempio ne “Il discorso del re” il futuro re deve superare molti ostacoli per curare la sua balbuzie, accettare  le cure del terapista, e dominare la sua rabbia repressa. Nel frattempo si sviluppa la storia di supporto:  il Re padre muore e il fratello di Giorgio abdica, adesso Giorgio deve assolutamente superare il suo problema perché sarà chiamato a parlare a tutta la nazione. In “The Green Book” Tony Lip e Don Shirley (la storia “A”) diventano amici ma Tony deve tornare a casa in tempo per Natale perché ha una famiglia (storia “B” il rapporto di Tony con  la famiglia) e Shirley deve combattere il razzismo del Sud.

Nel secondo atto ci dovrebbe essere il punto centrale del film, l’evento che divide il film in due.

Dopo l’evento importante  arriva “la mazzata” che obbliga il personaggio a prendere una seconda grande decisione, e la seconda decisione segna la fine del secondo atto.  Ne “Il discorso del re” Re Giorgio ritorna dal suo terapista (avevano avuto problemi) e si fa aiutare. In “The Green Book” Tony Lip decide di sfidare la neve per tornare a casa per Natale.

  • Il terzo atto racconta la soluzione della storia. Nel terzo atto la o le storie di supporto si ricongiungono alla storia principale per aiutarne la soluzione. Ne “Il discorso del re” con la guerra alle porte il nuovo re deve parlare alla nazione, e l’amicizia con il terapista “la storia B) gli permette di superare gli ostacoli per un finale positivo. In “The Green Book” Tony Lip non dorme la notte per guidare, ma ci riuscirà pensando a sua moglie e alle lettere che le ha scritto per un finale positivo.

Compito 2: riguardate il o i film che avete scelto per il compito 1 e trovate sia il punto centrale della storia sia la seconda grade decisione del personaggio che permette di chiudere il secondo atto.

I primi passi  – consigli pratici: adesso lavoriamo più nel dettaglio

Scegliete un titolo per la vostra sceneggiatura e scrivetelo sul postiti “sfizioso”. Attaccate il postit sfizioso in alto e al centro del vostro tabellone così:

Riguardate i che vi sono piaciuti molto, osservate la prima immagine del film, la prima immagine del personaggio principale. Poi fate un salto e andate  ad osservare l’ultima scena del film  e l’ultima immagine del vostro personaggio.

Sono simili? Sono diverse?

In genere saranno “opposte”. Se il personaggio all’inizio era triste, alla fine sarà gioioso o viceversa.

Cosa dovete fare adesso per la vostra sceneggiatura?

  1. Immaginate la vostra scena iniziale dove possibilmente farete conoscere il vostro personaggio principale. Immaginate la prima immagine del vostro personaggio, o la situazione di partenza in cui volete mostrare il vostro personaggio. Come lo vedete? Questo dipende dalla vostra storia naturalmente, la storia sintetizzata nella sinossi/soggetto.
  2. Scrivete  tre o quattro righe per descrivere il personaggio: come si presenta in questa prima immagine. E’ preoccupato, corrucciato, triste? Se ha un problema specifico sappiatelo suggerire subito. Ad esempio il vostro personaggio è  un alcolista: la prima immagine dovrebbe farlo vedere mentre beve. Oppure è un professore scontento del suo lavoro, Bene come suggerire questo? Mettetelo in una classe davanti a dei ragazzi, mentre insegna senza entusiasmo. Come è vestito è anche molto importante perché il modo in cui una persona si veste in genere riflette bene il suo carattere e il suo stato d’animo.
  3. Immaginate l’ultima scena e l’ultima immagine del vostro film e del vostro personaggio. Dovrebbe essere diversa e in genere all’opposto di quella iniziale, perché? Beh perché se la storia deve risolvere un problema questo si dovrà vedere nel  vostro personaggio con atteggiamenti diversi.
  4. Scrivete tre o quattro righe per descrivere l’immagine finale del vostro film e l’immagine finale del vostro personaggio.

Vi consiglio di guardare il film “Words and Pictures” , film drammatico e romantico, dalla sceneggiatura brillante per tutte le trovate linguistiche, in cui le immagini iniziali dei due personaggi principali e quelle finali sono palesemente all’opposto. Entrambi i personaggi hanno fatto un percorso nei 111 minuti di film che li ha cambiati.

Jack Marcus (Clive Owen) è un professore di Lettere alcolista, scontento, scontroso e solo. Lo conosciamo quando beve prima di andare a far lezione a scuola.

Dina Delsanto (Juliette Binoche) è un’insegnante di Arte con una malattia che la limita nei movimenti, e anche lei è angolosa e un po’ arcigna, sola.

Nell’ultima scena li vediamo insieme sorridenti che si lanciano delle battute divertenti. Entrambi hanno combattuto i loro “demoni” personali sfidandosi a vicenda a scuola e nel loro quotidiano e probabilmente hanno instaurato un serio e responsabile rapporto affettivo.

Eccovi una delle immagini iniziali del fil e una di quelle finali:

Altri film consigliati dove l’immagine iniziale è opposta a quella finale:

“Ragione e Sentimento” sceneggiatura di Emma Thomson

“The Green Book”

“Bohemian Rapsody”

“Il discorso del re”

“Qualcosa è cambiato”

“Tutto può succedere”

“Will Hunting”

E l’intramontabile “Quando Harry incontra Sally”

Compito 3

Adesso scrivete sul primo postit quadrato la prima immagine del film e attaccatelo sul vostro tabellone, in alto a sinistra nel primo spazio di 17,5 cm di altezza e di 100 cm di lunghezza.                         

Poi scrivete su di un secondo postit quadrato ultima immagine del vostro film e attaccatelo in basso all’estrema destra, nell’ultimo spazio di 17,5 cm di altezza e di 100 cm di lunghezza.

Proprio cosi:               

Ecco qui: avete il punto di partenza e il punto di arrivo del vostro film. Ora non solo sapere nella vostra mente che il vostro personaggio dovrà fare un percorso dalla sua situazione iniziale alla sua situazione finale, lo potete vedere sul tabellone. Ora il tabellone vi illustra, vi dice chiaramente da dove partire e dove arrivare.

Guardate bene i vostri postit e il vostro tabellone. Siete soddisfatti?

Se siete soddisfatti significa che avete fatto un buon lavoro e dovete essere contenti di voi stessi.

Bene finisco qui questa prima parte dedicata alla struttura. Cercate di fare i compiti assegnati, non abbiate paura di passare tempo a riguardare film già visti, ma abbiate voglia di studiarli a fondo.

Buon lavoro!

LEZIONE

I PERSONAGGI

Piccola premessa

Ho deciso di cominciare a parlare di tutta la parte preparatoria per scrivere una sceneggiatura dai personaggi. Questa è stata la mia scelta personale per questo corso. Le lezioni seguenti tratteranno della struttura della storia.

Non si tratta di un metodo unico e infallibile, si può anche cominciare a preparare la scrittura dalla struttura della storia stessa.

Io parto dal principio che se i personaggi sono coerenti e ben creati, essi la loro storia “se la scrivono da soli”. Ma anche io non sempre parto dall’analisi approfondita di tutti i miei personaggi, per cui tenete sempre a mente che questa lezione e le lezioni seguenti sulla struttura sono complementari, non sequenziali. L’importante è scrivere una sceneggiatura memorabile, bella, indimenticabile e se vi è più congeniale partire dalla struttura abbiate la pazienza di aspettare le lezioni seguenti.

I primi passi

Avete in mano il logline e il soggetto, la sintesi della vostra storia e almeno sapete che esiste un personaggio principale e alcuni secondari, e magari c’è anche l’antagonista (che però non è detto che sia un altro personaggio, il protagonista potrebbe pure combattere contro se stesso, e l’antagonista potrebbe essere un suo difetto).

Che cosa significa scrivere una sceneggiatura?

Significa, quasi sempre, scrivere la storia di qualcuno. Le storie appartengono ai personaggi che le vivono.

Perché il film e la sua storia siano interessanti, avvincenti, intriganti ecc… è necessario che il personaggio, o i personaggi che la popolano siano così “veri” da farceli riconoscere come nostri simili, e che vogliano disperatamente qualcosa, ma che incontrino ostacoli per ottenerlo.

Il film deve intrattenere per un paio d’ore, la storia del personaggio, o dei personaggi sullo schermo deve essere così coinvolgente da farci dimenticare il nostro mondo reale, i nostri problemi quotidiani e farci vivere nel mondo parallelo che ci viene proposto.

Si tratta come ho già detto più volte di pura magia… Che è resa possibile perché noi esseri umani riusciamo ad immaginare e a sognare la vita oltre al quotidiano. Questa caratteristica, e questo immenso pregio e fortuna di essere uomini, l’abbiamo acquistati nell’istante in cui siamo diventati uomini.

Io non so perché, né esattamente quando, lascio queste tematiche a chi di dovere, antropologi, archeologi, filosofi, scienziati… Ma non smetto mai di meravigliarmi e di apprezzare l’immensa fortuna che ho di essere umana e di … poter sognare.    

L’Arte nasce con l’uomo, e il cinema è la settima arte.

Ma lasciamo i discorsi prettamente “filosofici” per ritornare ai nostri personaggi.

Da quando gli uomini hanno cominciato a raccontare le storie ispirate a eventi veri oppure meramente inventate, i loro personaggi avevano dei problemi da risolvere. Senza il problema la storia non esiste.

Ma per dare al nostro personaggio un problema che “gli si addica”, giusto per lui, bisognerà conoscerlo.

  1. Conosciamo il nostro personaggio principale

Nella pratica vi consiglio di scrivere delle schede approfondite per ogni personaggio. Li dovete conoscere a fondo, sapere tutto di loro, e li dovete amare, anche se sono “i cattivi”.

Come fare le schede dei personaggi?

Primo consiglio: scrivete per prima cosa la scheda del personaggio principale, dategli subito un nome.

Come si chiama? Il nome è importante. Sapete che Margaret Michel aveva chiamato la sua eroina Pansy? L’editore le bocciò il nome e così fu scelto il nome Scarlet che, senza alcun dubbio, si addice benissimo al personaggio.

E perché mai la Mitchel avrebbe dato ad Ashley il suo nome? Ash in inglese significa cenere, e Ashely rappresenta il passato, e l’impossibilità della vecchia generazione di sudisti ad adeguarsi al mondo che cambia e che poi viene ridotto in cenere dalla guerra.

Scegliete il nome adatto per il vostro personaggio, che lo rifletta, che lo caratterizzi, che vi piaccia a voi autori e con il quale vi sentite in sintonia. State scrivendo la storia del vostro amato personaggio principale, vi deve piacere anche il suo nome.

Secondo consiglio: date un’età al vostro personaggio.

Terzo consiglio: date al vostro personaggio un fisico adeguato. Cercate di immaginarvelo tenendo presente che non sempre troverete l’attore e l’attrice che sarà esattamente come voi avete immaginato il personaggio. Per cui dategli o datele delle caratteristiche importanti per la sua storia. E’ importante per la storia che il personaggio sia molto alto? Molto basso? Che abbia i chiari o scuri? Lunghi o corti?  Che si muova con eleganza o con goffaggine? I capelli si possono tingere, tagliare o allungare, l’altezza già è più complicato. Dategli delle caratteristiche riconoscibili e particolari ad esempio ha un neo, o i capelli ricci (che sono un po’ il segno della ribellione, diciamo che li possiamo associare alla ribellione). Ha bisogno di cicatrici? Oppure la pelle deve essere scura? E’ di colore? E’ muscoloso? Oppure è gracile? Se queste caratteristiche sono importanti per il personaggio stesso e la sua storia le dovete specificare. 

Quarto consiglio: inserite il vostro personaggio nella sua società. E’ italiano? E’ straniero? E’ europeo? Viene dall’Africa? Dall’Oriente? Dal Sud America? Dal Nord America? Che lingua parla? Quante lingue parla? Ha accenti se parla in italiano?

Quinto consiglio: sappiate tutto del vostro personaggio. In che tipo di famiglia è nato? Una famiglia ricca, povera o di ceto medio? Una famiglia che ha spinto i figli a studiare oppure che li ha indirizzati  verso una vita di lavoro fin dalla fine della scuola dell’obbligo? Ha avuto dei genitori amorevoli? Oppure distratti, o ancora indifferenti? Ha fratelli o/e sorelle? Quanti? Che rapporto ha con i suoi fratelli? Che rapporto ha con i genitori?

Che studi ha fatto? Oppure che studi non ha fatto?

Che tipo di infanzia ha avuto? (La nostra infanzia e come l’abbiamo vissuta ha un’importanza essenziale nelle nostre vite, perché non dovrebbe averla per il vostro personaggio?)

Che  tipo di adolescenza ha avuto.

Che tipo di scuole ha frequentato. I professori sono stati importanti per lui?

Che amori giovanili ha avuto?

Quali amicizie sono state importanti per lui?

C’è stato un episodio o un avvenimento importante nella sua vita passata tanto da forgiargli il carattere?

Sesto consiglio se il vostro personaggio è un adulto, che lavoro fa? Perché fa quel lavoro? Perché l’ha scelto? Ama il suo lavoro o lo odia, o ancora non lo ama né lo odia, ma si lascia trascinare dalla routine quotidiana?

Che studi ha fatto per il tipo di lavoro che svolge? Il lavoro che svolge è attinente ai suoi studi?

Se il vostro personaggio è adulto, è sposato? Impegnato con qualcuno in modo stabile? Oppure vive da solo? E’ alla ricerca del compagno o della compagna della sua vita? Ma forse è qualcuno che non vuole impegnarsi, e ha rapporti superficiali con i suoi partner.

Ha figli? Quanti? Maschi o femmine? Quanti anni hanno?

E’ un genitore amorevole? Di sostegno per i suoi figli? Oppure non riesce ad avere con loro un rapporto sereno?

Scrivete tutto quello che volete sapere del vostro personaggio e poi…

Settimo consiglio:  rileggete attentamente la vostra ricerca. Vi sembra “buona”? Il personaggio è coerente? Vi piace? Lo amate?

Bene se avete dei dubbi riflettete bene al perché avete questi dubbi, alla bisogna cambiate ciò che non vi convince.

Ottavo consiglio:  fate una sintesi delle esperienze vissute del vostro personaggio ed estraetene i tratti caratteristici della sua personalità.

Mi direte… certe persone con certi tratti del carattere ci nascono… è vero! Sono d’accordo con voi.

Con certi tratti del carattere ci si nasce: il tipo di intelligenza (razionale, intuitiva, emotiva ecc…) ci è dato credo (e qui ci  metto le mie convinzioni personali), la capacità di provare empatia per il prossimo è anche un dato di carattere che probabilmente non si può insegnare, e gli assassini e i ladri nascono in famiglie di gente onestissima alle volte, e i figli di assassini e ladri magari sono onestissimi. La capacità di prendere coscienza di se stessi anche, a mio avviso, è un tratto del carattere innato (beh… Philip Dick ci ha scritto un libro sulla capacità di essere coscienti della propria vita!). E così via…

Per cui se avrete fatto bene la vostra ricerca, i tratti essenziali, quelli cioè che la famiglia, l’ambiente, l’educazione ecc… non possono cambiare verranno fuori automaticamente. E allora scriveteli.

Il vostro personaggio è un artista nato in una famiglia di gente con i piedi sulla terra che non ha mai neanche portato i figli in un museo quando erano piccoli. Bene! Pensate a “Billy Elliot” nasce ballerino in una famiglia di minatori!

Se il vostro personaggio è un artista nato in una famiglia che non si cura dell’Arte, ecco che cominciate a scrivere la storia del vostro personaggio, e magari le sua aspirazioni più grandi e le sua problematiche più grandi…

Date al vostro personaggio qualità e difetti, nessuno è solo buono e bravo, tutti hanno dei difetti.

Fate in modo che i difetti siano d’intralcio al personaggio. E’ un artista ma è anche pigro. E’ una persona intelligentissima, un genio della matematica, però è un po’ labile riguardo all’onestà… come ad esempio Ben Campbell in “21”. Ha seri problemi di interazione con il prossimo, ma è capace di grande generosità, come ad esempio Melvin Udall in “Qualcosa è cambiato” e questa lista potrebbe allungarsi… tantissimo.

Vedrete che se avrete fatto bene la vostra ricerca, visto che avete già in mente la vostra storia, avrete messo su delle solide basi perché il problema del personaggio, ciò che vuole e ciò che deve risolvere, scaturirà in modo del tutto naturale.

La vita è spesso frutto delle nostra scelte. Se una persona è scontenta, infelice, insoddisfatta ecc… cercherà il modo di cambiare la sua situazione in meglio. Non sempre ci si riesce nella vita reale, ma nei film… in genere il personaggio ci riesce, anzi ci dovrebbe riuscire perché da una situazione di partenza deve arrivare a una situazione diversa e spesso migliore alla fine del film. E qui andiamo per forza ad analizzare anche la struttura della storia, di cui non voglio parlare ora, perché lo farò in seguito.

  • Conosciamo i nostri personaggi secondari e l’antagonista

La ricerca che avete fatto per il vostro personaggio  principale, la dovrete ripetere per i vostri personaggi di supporto, secondari e l’antagonista o gli antagonisti (se ce ne sono, non è detto che l’antagonista sia sempre un altro personaggio, può essere un difetto del personaggio principale ad esempio la sua pigrizia).

E’ un lavoro lungo, ma essenziale.

Conclusione

Ricordatevi sempre di approfondire tutti i  vostri personaggi e di voler loro molto bene.

Il lavoro di ricerca è un lavoro lungo, alle volte molto frustrante. E voi, lo capisco, volete cominciare a scrivere la vostra sceneggiatura… subito!

Ma non abbiate fretta.

Dice un vecchio proverbio: “Chi va piano, va sano e lontano”… e voi volete andare lontano.

Ho letto delle sceneggiature dove questo lavoro di ricerca sui personaggi non era stato fatto, e si vedeva, perché chi popolava le storie era poco convincente, poco coerente, superficiale ecc… e se la trama aveva potenziale, era “carina” il fatto di essere vissuta da personaggi non all’altezza della storia stessa, rendeva la sceneggiatura poco credibile, noiosa, molto prevedibile, i dialoghi erano superficiali e pieni di cliché.

Voi potrete obiettare: a che serve che io sappia tutto sul passato del mio personaggio fino al giorno i cui comincia al storia della sceneggiatura? Tutte queste informazioni sul mio personaggio non le userò mai nella sceneggiatura.

E avete ragione, non dovete usare tutte le informazioni che avrete raccolto nella vostra ricerca, ma il fatto che voi conosciate a fondo il vostro personaggio, che conosciate i minimi dettagli della sua vita, vi porterà a farlo agire e parlare in modo credibile e coerente. Vi porterà a creare personaggi veri, e memorabili, lo farete in modo naturale perché avrete conosciuto e imparato ad amare a fondo tutti i vostri personaggi. Per conoscere le persone a fondo ci vuole tempo, non potete pensare di imparare a conoscere i vostri personaggi senza aver loro dedicato del tempo, anche tanto tempo.

E’ possibile secondo voi che Mark Andrus e James Brook non abbiamo fatto ricerche approfondite sulle persone affette da sindromi ossessive compulsive prima di scrivere “Qualcosa è cambiato”? Lo conoscevano così bene che sono riusciti a trasformare un personaggio malato e che avrebbe potuto avere una storia tragica, in un personaggio comico e generoso. Questi personaggi così completi e così coerenti non “vengono dal cielo” ma da una profonda ricerca sulle mille sfaccettature dell’animo umano.  

Non abbiate paura di perdere tempo… la scrittura e la fretta non vanno d’accordo, indagare a fondo i propri personaggi non è mai una perdita di tempo, come conoscere a fondo una persona che ci piace e ci interessa non può mai rivelarsi una perdita di tempo.

Buon lavoro!

LEZIONE I

INTRODUZIONE – LOGLINE – SOGGETTO

Questo corso ha come scopo di aiutare a scrivere la prima stesura della tua sceneggiatura.

Se stai leggendo hai sicuramente un’idea promettente che senti di dover trasmettere al mondo o hai una bella storia alla quale stai pensando da tempo e ti sei già detto più volte: “Questa storia potrebbe  proprio diventare un bel film!”. Oppure hai in mente un personaggio interessante e vuoi fargli vivere una storia particolare…

Bene: puoi “partire” dalla storia o dal personaggio, entrambe le opzioni sono valide.

Quali sono gli ingredienti per scrivere una sceneggiatura vendibile e dunque di successo?

Se vuoi scrivere per il cinema vuoi scrivere per un mercato, in quanto vuoi che la tua sceneggiatura sia prodotta e diventi un film.

Il mercato delle sceneggiature è molto competitivo. Quando ci accingiamo a intraprendere il mestiere dello sceneggiatore dobbiamo essere più che convinti di voler fare del nostro meglio. E cosa vuol dire esattamente? Significa non accontentarsi di essere bravi, ma ambire ad essere bravissimi, disponibili all’autocritica costruttiva, aver voglia di mettersi in discussione alla bisogna, non stancarsi mai di cercare di migliorare. Significa scrivere una sceneggiatura che faccia “la differenza”.

E cosa può fare la differenza?

Ognuno di noi, in quanto essere umano, è unico, interessante e… sì meritevole di attenzione. Non c’è bisogno di cercare le idee molto lontano, basta essere profondamente se stessi, guardarci bene dentro e scrivere di ciò che più profondamente ci appassiona.

Quando scriviamo per noi, esseri umani, con i nostri difetti e le nostre qualità, dipingiamo l’umanità e sapremo toccare il cuore di chi ci legge.


C’è una bellissima intervista a Damien Chazelle in cui racconta di come, prima di scrivere “Whiplash” avesse cercato di sfondare scrivendo la sceneggiatura di un blockbuster, sceneggiatura che fu rifiutata. Dopo di che Damien Chazelle decise di scrivere una storia sul mondo che conosceva, e che lo appassionava: il mondo della musica e in particolare il mondo della musica a Boston (lui è anche un batterista).  “Whiplash”, non solo ha trovato grandi attori che interpretano i personaggi realistici della storia, ma un produttore che ha capito quanto la storia fosse vera.

Se volete ascoltare Damien Chazelle eccovi il link:

https://www.youtube.com/watch?v=aohI26p8Svo  più o meno al minuto 11.

Un buon film di sicuro vuole trasmettere emozioni e intrattenere. Pensiamo ai “grandi film” e non solo, come ad esempio “King’s Speech” o “Shindler’s List” o ancora “La vita è bella”, “Qualcosa è cambiato”, “Un giorno per caso” e, più recentemente, “A Quiet Place” , “Dunkirk”… e molti altri che qui non menziono per non allungare a dismisura questa lista. 

Che cosa hanno tutti in comune?

Tengono alta la nostra attenzione e la tensione, ci intrattengono, e trasmettono emozioni che ci permettono di riconoscerci nei personaggi o di riconoscerli come “nostri simili”.

Da dove cominciare?

Come ho detto prima, cominciamo da dove vogliamo. Con un personaggio che ci piace e per il quale scriviamo la storia, oppure dalla storia per la quale creiamo i nostri personaggi. Non c’è una regola rigida. Di certo però la storia deve avere almeno un personaggio principale e il personaggio una storia.

Ma prima… un po’ di consigli pratici

Scrivere una sceneggiatura è un lavoro impegnativo, non pensate che, visto che il film dura al massimo un paio d’ore (nella maggior parte dei casi) sia più facile scrivere una sceneggiatura di un romanzo.

Al contrario!

Una sceneggiatura non è un romanzo, proprio perché il film ha una durata limitata. La sceneggiatura deve dire “tutto” ma in modo focalizzato o meglio, conciso. Lo sceneggiatore deve essere autodisciplinato, darsi delle regole, perché, se non si autodisciplina non produce, e se non si dà delle regole nessuno lo obbligherà a farlo.

  1. Riservate del tempo ogni giorno alla scrittura. Si produce se si è abituati a produrre.  Gli scrittori hanno bisogno di calma e di tempo.

Ecco alcune regole praticissime:

Non vi preoccupate se un giorno siete stati davanti al vostro pc e avete scritto solo un paio di righe di azioni o di battute. Succede! E può succedere per più giorni di seguito. Però ritornate sempre al vostro pc, ogni giorno, senza scoraggiarvi, sedetevi di fronte allo schermo acceso e pensate a cosa dovete scrivere. Se “non viene niente”, rileggetevi, correggete eventuali errori di battitura, domandatevi se ciò che avete già scritto era proprio quello che volevate scrivere. Spesso non si riesce ad andare avanti perché nel profondo, non si è contenti del lavoro fatto.

Non vi scoraggiate mai.

E se proprio non riuscite a “produrre” un bel niente, allora leggete e studiate sceneggiature di film che avete amato. Prima o poi riuscirete a scrivere  e ad uscire dal vicolo cieco nel quale avete creduto di essere arrivati.

  • Cercate di leggere in modo approfondito le sceneggiature

dei film che avete visto e vi sono piaciuti. Qualsiasi scrittore, prima di diventare scrittore, è stato un avido lettore. In internet si trovano tantissime sceneggiature in inglese, purtroppo gli sceneggiatori italiani non pubblicano le loro in italiano, un vero peccato!

  • Usate un programma di scrittura professionale per scrivere

la vostra sceneggiatura. Consiglio Celtx, che è gratuito, oppure Final Draft (se sei uno studente o un professore e lo puoi dimostrare avrai un valido sconto per l’acquisto di questo programma). Quando andrete a proporre la vostra sceneggiatura a produttori, registi, ecc… non vi presentate con un copione dai margini insicuri, scritto in modo approssimativo con “Word” ad esempio. Chi legge le sceneggiature e lo fa per lavoro, se ne accorge subito.

Questi programmi professionali usano una Font “Courrier New”, che non è comprimibile, e una pagina di sceneggiatura scritta con questi programmi corrisponde grosso modo a un minuto di film. La lunghezza è importante. Un produttore deve sapere quanto sarà lungo il film, perché ogni minuto di film costa.

I programmi professionali sono semplici da usare e vi faranno risparmiare molto tempo.

  • Cercate di leggere manuali di sceneggiatura, ce ne sono

tantissimi in commercio, io consiglio i seguenti libri:

  • “Story” di Robert McKee, una specie di “Bibbia” per gli sceneggiatori (tradotto)
  • “Save the Cat” di Blake Snyder per la costruzione di una solida struttura (tradotto).
  • “Writing for  Emotional Impact” Karl Iglesias per i suoi innumerevoli consigli pratici.
  • “Making a Good Script Great” di Linda Seger e tutti i libri della stessa autrice (tradotti)

Questa lista non è esaustiva. Altri autori interessanti sono Syd Field e Christopher Vogler.

Compiti per la prima lezione

Alla fine di questa prima lezione dovrete avere il logline   per la vostra sceneggiatura e il soggetto di una pagina.

Il Logline  

Che cosa è il logline ?

Si tratta di una o due frasi che sintetizzano il vostro film. Queste due frasi non solo devono sintetizzare il film, ma devono anche catturare l’attenzione del lettore (e/o eventuale regista, produttore, manager ecc…), contenere le premesse del film, e trasmetterne le emozioni.

Scrivere un ottimo logline  è una vera e propria forma d’arte.

Blake Snyder  afferma che i logline  più riusciti sono quelli che utilizzano anche l’ironia. Per cui agli ingredienti: sintesi, cattura-attenzione, contenitore di premesse e trasmettitore di emozioni aggiungiamoci l’ironia.

Difficile?

Beh… non sempre facile condensare in così poche parole tutte queste “necessità”.

Eccovi alcuni esempi riusciti:

 “Pretty Woman”:

A businessman falls in love with a hooker he hires to be his date for the weekend.

Un uomo d’affari si innamora di una prostituta alla quale ha chiesto di fargli da accompagnatrice per il fine settimana.

“Appuntamento al buio” – “Blind Date”

She’s the perfect woman – until she has a drink.

E’ lei la donna perfetta – se non tocca una goccia d’alcool. 

Questi due esempi li ho presi da “Save the Cat” di Blake Snyder, perché non ce ne sono, a mio avviso, di migliori, almeno io non li ho trovati.

Secondo te questi logline  sono riusciti?

Per me sì. Sono sintetici al massimo, eppure stimolano la nostra curiosità, contengono le premesse della storia e le emozioni dei personaggi (in questi casi l’amore: l’uomo d’affari si innamora della prostituta, e c’è un uomo che pensa di aver trovato la donna ideale, ma… ha un difetto!).

Sono logline  ironici? In un certo senso sì: contengono entrambi un paradosso: l’uomo d’affari che si innamora della prostituta, e un uomo che pensa di aver trovato la donna dei suoi sogni ma … con un grosso difetto.

Piccolo esercizio che vi propongo: indovinare a quali film si riferiscono questi logline .

When an innocent advertising executive is framed for murder by foreign spies, he must evade the authorities for long enough to uncover the spies’ plot, and save the enigmatic woman who is mixed up with them.

Quando un innocente dirigente pubblicitario viene incastrato per omicidio da spie straniere, deve eludere le autorità competenti abbastanza a lungo per smascherare il piano delle spie e salvare l’enigmatica donna che era  invischiata con loro.

When man and wife assassins discover they are working for rival agencies, they have to decide whether to put love ahead of business.

Quando marito e moglie, entrambi assassini, scoprono di lavorare per agenzie rivali, dovranno decidere se anteporre il loro amore al loro “lavoro”.

During the 1979 Iranian revolution, a CIA officer plans to help six American diplomats escape the country disguised as a Canadian film crew, but with the Revolutionary Guards closing in and no support from his superiors, he must move fast to avoid being caught and executed.

Durante la rivoluzione iraniana del 1979, un ufficiale della CIA vuole aiutare sei diplomatici americani a scappare dal Paese facendoli passare per una troupe cinematografica canadese, ma con le Guardie della Rivoluzione alle costole, e nessun supporto da parte dei suoi superiori, deve muoversi in fretta  se non vuole essere catturato e giustiziato.

An Iowa housewife, stuck in her routine, must choose between true romance and the needs of her family.

Una casalinga dell’Iowa, bloccata nella sua piccola routine, deve scegliere tra una storia d’amore, e la sua famiglia.

With the help of a German bounty hunter, a freed slave sets out to rescue his wife from a brutal Mississippi plantation owner.

Con l’aiuto di un cacciatore di taglie tedesco, uno schiavo liberato decide di liberare sua moglie dal brutale proprietario della piantagione che la tiene come schiava.

Two imprisoned men bond over a number of years, finding solace and eventual redemption through acts of common decency.

Il legame tra due condannati di una prigione di Stato cresce negli anni e fa loro ritrovare conforto e riscatto attraverso le buone azioni.

Avete indovinato?  Scrivetemi le soluzioni e vi dirò se sono giuste.

E come fare a scrivere e “costruire” un logline  interessante? Senza ancora aver scritto il film per di più?

Ci sono due tendenze: la prima consiglia di scrivere il logline  dopo aver scritto la sceneggiatura o almeno una articolata sinossi, la seconda, prediletta da Blake Snyder, consiglia invece di scrivere il logline  prima ancora della sinossi.

Personalmente, e per esperienza personale, concordo con Blake Snyder. Scrivere il logline  ancora prima di aver scritto la storia o la sceneggiatura, ci obbliga a focalizzarci sul “nocciolo” della storia e a capire cosa veramente vogliamo raccontare.

Se avete deciso leggere questa lezione, penso abbiate una storia in testa, o almeno un’idea. Bene. Allora vediamo che cosa dobbiamo fare per scrivere un logline  riuscito.

Che cosa deve contenere il logline ?

  • Il protagonista
  • L’obiettivo del protagonista
  • L’antagonista o le forze antagoniste
  1. Descrivete il vostro protagonista senza dargli un nome, ad

esempio non cominciate con Giulia, Paolo, Emma o Roberto ma dite che cosa “sono” o cosa “fanno”, mettendo loro accanto un aggettivo e una brevissima descrizione che suggerisca un conflitto: un adolescente lentigginoso, un cuoco arruffone, un aviatore quasi cieco, una mamma in carriera, un agente di borsa squattrinato ecc…

  • Date subito al protagonista il suo obiettivo. Cosa vuole?  

Una mamma in carriera vuole diventare dirigente dell’azienda dove lavora…

Un cuoco arruffone vuole aprire il suo ristorante…

Un agente di borsa sull’orlo della bancarotta, vuole guadagnare un’incredibile somma di denaro…

  • Introducete l’antagonista o le forze antagoniste in modo più

conciso ad esempio:

una mamma in carriera vuole diventare dirigente dell’azienda dove lavora anche se il posto è sempre stato riservato a degli uomini.

Un cuoco arruffone vuole aprire un ristorante accanto al locale più elegante della città…  

Un agente di borsa sull’orlo della bancarotta vuole guadagnare un’incredibile somma di denaro mandando sul lastrico il suo rivale in amore…

  • Se potete cercate di aggiungere una o più poste in gioco…

Una mamma in carriera vuole diventare dirigente dell’azienda dove lavora come segretaria, ma quel posto è riservato solo agli uomini single!

Un agente di borsa sull’orlo della bancarotta vuole guadagnare un’incredibile somma di denaro mandando sul lastrico il suo rivale in amore e conquistare di nuovo quella che crede essere la donna della sua vita.

Se invece avete una storia e non un personaggio preciso allora il vostro logline  potrebbe sintetizzarsi così:

Quando  succede questo evento una persona specifica deve  fare qualcosa altrimenti non riuscirà ad ottenere ciò che desidera.

N.B.  le regole sono importanti, e prima di “rivoluzionarle” o magari semplicemente non seguirle, bisogna saperle masterizzare. Vi consiglio di imparare a creare i logline  in modo appunto tradizionale e, una volta che lo saprete fare alla perfezione, potrete diventare bravi come Ted Elliott e Terry Rossio che hanno scritto questo “non covenzionale” ma efficacissimo  logline  per “Pirati dei Caraibi: la maledizione della prima luna”:

Blacksmith Will Turner teams up with eccentric pirate “Captain” Jack Sparrow to save his love, the governor’s daughter, from Jack’s former pirate allies, who are now undead.

Il maniscalco Will Turner si allea con l’eccentrico pirata, il “Capitano” Jack Sparrow, per salvare la figlia del governatore, di cui è innamorato, dagli ex alleati di Jack, che ora sono non-morti.

Io sono convinta che questi due sceneggiatori di talento, prima di scrivere questo logline, che non rispetta le regole, abbiano passato molto tempo a crearne tantissimi che invece le regole le rispettavano alla lettera!

Il soggetto – breve sinossi (una pagina al massimo)

In genere i produttori, prima di leggere la sceneggiatura, desiderano leggere il soggetto della storia, chiamato anche una breve sinossi.

Il soggetto deve essere breve, si raccomanda una pagina, specialmente se si vuole presentare poi la relativa sceneggiatura ai produttori americani. In Italia soggetti più lunghi sono accettati, ma attenzione siate sempre sintetici, non “sforate” di molto la singola pagina(e le 500 parole).

Il soggetto deve raccontare la storia in prosa (non sotto forma di scaletta – della scaletta parleremo nelle lezioni successive).

Il soggetto sviluppa  l’idea di base espressa nel logline  in modo più lungo ed esaustivo, con più dettagli (ma senza mai esagerare).

Il soggetto deve sempre contenere l’inizio della storia o le sue premesse, lo sviluppo di queste premesse, la conclusione.

Cosa includere necessariamente nel soggetto.

  • Il protagonista, quando lo introducete per la prima volta, potrete metterlo in maiuscolo (come si fa nella sceneggiatura), ma questa regola non è rigida.
  • L’antagonista, se volete in maiuscolo solo la prima volta che lo introducete.
  • Eventuali personaggi secondari se sono importanti per la storia e se non allungano a dismisura il soggetto (e vi obbligano a scrivere un soggetto più lungo della lunghezza consigliata). Anche loro, se volete potrete scriverli in maiuscolo solo la prima volta che li introducete.
  • La trama con la concatenazione degli eventi:  le azioni e le reazioni, cause ed effetti.  
  • Il finale. Si deve scrivere come la storia andrà a finire. Il soggetto non è scritto per invogliare un pubblico a vedere il film, per stimolare la curiosità dei potenziali spettatori non svelando il finale. Il soggetto è scritto per invogliare i produttori a produrre il film e dunque il finale deve essere svelato, perché un bel finale è la giusta conclusione di una bella storia.

Cosa non mettere nel soggetto

Come ho già detto prima, il soggetto non è una storia di narrativa, dunque:

  •  non inserite metafore,
  •  non inserite dialoghi. Potrete alla bisogna inserire la battuta di un personaggio, per rendere più vivo il racconto, oppure per illustrare meglio e in poche parole un concetto (che magari sarebbe molto più lungo da spiegare con un discorso indiretto)

Come scriverlo: tempi dei verbi, aggettivi da usare, immagini

La scrittura per immagini: Il modo di scrivere deve essere visivo. Insomma bisogna scrivere per immagini: fate vedere ciò che succede al lettore, mostrate cosa fanno i vostri personaggi. Ad esempio, non fateli “pensare”, il pensiero non si può vedere.

Gli aggettivi: cercate aggettivi evocativi, che possano suggerire meglio le immagini e ci mostrino le emozioni sentite dai personaggi.

Tempo dei verbi: la trama si svolge davanti ai nostri occhi, nel momento in cui la raccontiamo, dunque i verbi dovranno essere sempre tutti al presente. Non si tratta di scrivere una storia di narrativa, ma una storia per il cinema. Al cinema tutto avviene nel momento in cui noi lo vediamo.

La forma: scrivete con cura il vostro soggetto, in una bella forma, senza annoiare il lettore. Oltre a usare verbi e aggettivi che evochino emozioni, sensazioni e immagini, siate sempre semplici e diretti.  Sconsiglio le frasi lunghe, sono molto più difficili da seguire, e più noiose da leggere (a meno di essere un nuovo Proust).

A chi e a cosa serve il soggetto.

Il soggetto deve invogliare il lettore a voler poi leggere la sceneggiatura. Dunque il soggetto è un primo approccio con il mercato, è il “biglietto da visita” della sceneggiatura.

Ma il soggetto serve anche allo sceneggiatore a sviluppare la storia. Con il logline  egli ha messo a fuoco il “nocciolo” della storia, col soggetto ha sviluppato questo “nocciolo” in una qualcosa di più articolato.

Altri Consigli praticissimi

Meglio usare come “Font”, Courrier New” dimensione  10 oppure 11, anche 12 potrebbe andare bene. (Per scrivere questo corso ho usato questa “Font” con dimensione 12).

La “Font”  “Courrier New” non è comprimibile ed è quella usata nelle sceneggiature. Le sceneggiature usano la dimensione 12. I programmi di formattazione lo fanno automaticamente.

Quando avrete finito, lasciate riposare la vostra sinossi, e poi riprendetela e rileggetela con “occhio” critico chiedendovi: ho spiegato tutto? Sono stato/a chiaro/a? La mia storia è piacevole da leggere? Ci sono dei punti meno chiari che potrebbero indurre il lettore a chiedermi spiegazioni? (perché se ci sono, il soggetto e di conseguenza la trama ha dei buchi).

Siete pronti?

Bene ora tocca a voi scrivere il logline  e il soggetto del vostro film! Che cosa aspettate?